Chirurgia estetica seno

Carcinoma della mammella

Rappresenta per incidenza il primo tumore nella popolazione femminile, le statistiche attuali in Italia parlano dell’8% di rischio di sviluppare questa neoplasia.

La sintomatologia è spesso molto sfumata e tardiva, questo ci fa capire perchè in questa patologia sia fondamentale uno screening molto attento che permetta di fare una diagnosi precoce e quindi intraprendere una terapia in maniera più efficace.

La terapia del carcinoma mammario include una fase chirurgica che permette di eliminare il tumore primitivo e di studiarne le caratteristiche biologiche e una terapia medica che si avvale di chemioterapici classici e di terapie ormonali e biologiche mirate sul tipo specifico di neoplasia diagnosticata.

Attualmente circa l’80% dei tumori mammari sono curati in maniera efficace riducendo quindi drasticamente la mortalità di questa malattia.

La chirurgia plastica contribuisce a dare una guarigione completa ricreando un aspetto naturale nella regione mammaria dopo l’intervento.

Segni che devono essere attenzionati

– Nodulo palpabile nella mammella

– Cambiamento di forma e delle dimensioni della mammella

– Comparsa di fossette nella pelle (pelle a buccia d’arancia, retrazioni)

– Fuoriuscita di fluido dal capezzolo

– Comparsa di una macchia rossa squamosa sulla pelle

– Noduli o gonfiore a livello ascellare

Il miglior segno è comunque quello che non ha il tempo di presentarsi, per questo consiglio a tutte le pazienti di eseguire i programmi di screening con, a seconda delle caratteristiche della mammella, mammografia, ecografia e in alcuni casi selezionati risonanza magnetica

RICOSTRUZIONE MAMMARIA:

Scheda

Anestesia

locale

Durata

60 minuti

DEGENZA

non richiesta

RITORNO AL SOCIALE

immediato

RITORNO AD ATTIVITA’ SPORTIVE

21 giorni

   

capezzolo introflesso

Il capezzolo introflesso, noto anche come capezzolo invaginato o invertito, è una condizione anatomica in cui il capezzolo si trova all’interno dell’areola anziché sporgere verso l’esterno. In altre parole, il capezzolo è rivolto verso l’interno anziché verso l’esterno. Questa condizione può essere presente sin dalla nascita o svilupparsi nel corso della vita.

Il capezzolo introflesso può variare in grado di inversione, e talvolta può essere invertito solo parzialmente. Alcune donne possono notare questa caratteristica durante l’adolescenza o la gravidanza.

Questa condizione di solito non è associata a gravi problemi di salute, ma in alcuni casi può causare fastidi o disagi, soprattutto durante l’allattamento al seno.

Ricostruzione con protesi in un unico intervento

La mastectomia comporta un deficit volumetrico legato all’asportazione della ghiandola mammaria.

Le protesi in silicone servono a rimpiazzare il volume mammario perso in corso di mastectomia.

Le protesi (nella maggior parte dei casi) non possono però essere inserite direttamente nel sottocute (localizzazione anatomica della ghiandola mammaria) perchè sarebbero visibili ed esposte a pericoli.

Si crea quindi uno scudo muscolare sollevando il grande pettorale, la dimensione della tasca retromuscolare creata è variabile da paziente a paziente e difficilmente prevedibile preoperativamente.

In molte pazienti che non hanno un volume iniziale molto elevato (coppa C o inferiroe) che si sottopongono a una mastectomia Nipple Sparing (che permette di conservare l’intero involucro esterno della mammella) si riesce in molti casi a impiantare durante l’intervento di mastectomia una protesi in silicone, senza quindi necessità di interventi successivi.

Esempio di Mastectomia Nipple Sparing (MNS) bilaterale con ricostruzione immediata con protesi. La foto a destra è la paziente al controllo postoperatorio semestrale con un risultato estetico ottimale. Le cicatrici sono ancora visibili ma in via di miglioramento.

Rimodellamento mammario dopo quadrantectomia

La quadrantectomia è un intervento oncologico eseguito in pazienti con tumori di piccole dimensioni in rapporto al volume totale della mammella.

L’intervento permette di mantenere la maggior parte del tessuto mammario (sano) e di evitare alla paziente di dover eseguire una ricostruzione totale della mammella.

Questo intervento ha la stessa efficacia oncologica del tradizionale intervento di mastectomia, come dimostrato dagli studi pioneristici del

Prof. Umberto Veronesi.

Ricostruzione autologa della mammella dopo mastectomia

Sono incluse in questo tipo di ricostruzione tutte le tecniche che usano tessuti del paziente per ricostruire volume e rivestimento cutaneo della regione mammaria.

In gergo tecnico l’insieme di tessuti trasferiti viene detto “LEMBO”.

Come vengono “trasferiti” questi tessuti?

Essenziamente esistono due gruppi di interventi: trasferimento di lembi peduncolati e di lembi microchirurgici.

I lembi peduncolati come suggerisce il nome stesso vengono trasferiti mantenendo una connessione vascolare dal sito in cui vengono prelevati.

I lembi microchirurgici al cotrario sono disconnessi totalmente dal sito di prelievo, i vasi che irrorano e quindi mantengono vitali questi tessuti vengono quindi riconnessi ai vasi in regione mammaria utilizzando delle tecniche micro-chirurgiche.

I I lembi peduncolati includono essenzialmente due opzioni:

— Lembo di gran dorsale

— Lembo T.R.A.M ( lembo miocutaneo trasverso dell’addome)

I lembi microchirurgici più usati sono il DIEP e il SIEA.

Il fattore positivo di questo tipo di ricostruzioni è che si evita spesso l’utilizzo di protesi, quindi si evitano i potenziali problemi legati ad esse.

Inoltre essendo tessuti “biologici” hanno un comportamento dinamico più simile a quello della mammella originaria.

Perchè non utilizzarli sempre?

Esistono varie ragioni:

– Tempo operatorio — la durata di questi interventi è maggiore a quello di protesizzazione

– Cicatrici aggiuntive nelle sedi di prelievo

– Facilities e team dedicato – non presenti in tutti gli ospedali

Quando Utilizzarli?

In genere la ricostruzione autologa viene presa in considerazioni in pazienti con pregressa irradiazione alla mammella da ricostruire.

I tessuti irradiati hanno infatti un tasso elevato di complicanze se la ricostruzione viene completamente effettuata con protesi.

I lembi servono a trasferire infatti tessuti non irradiati (addominali o dorsali) permettendo di riportare il rischio di complicanze a livelli accettabili.

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