Mastoplastica Additiva

Protesi e Lipofilling mammario - i due alleati per un seno perfetto
Sceda riassuntiva trattamento
SCHEDA RIASSUNTIVA INTERVENTO:
ANESTESIA: Generale
DURATA: 120-180 minuti
DEGENZA: Una notte di ricovero
RITORNO AL SOCIALE: 5 giorni
RITORNO AD ATTIVITA’ SPORTIVE: 6 settimane

Il seno è una delle regioni corporee dotate di maggiore fascino e sensualità.

Congenitamente o a seguito ti dimagrimenti e gravidanze la mammella può non presentare le caratteristiche di volume e forma ideali per una corretta armonia tra cono mammario e torace  della paziente.

 

LA MIA FILOSOFIA NELLA MASTOPLASTICA ADDITIVA

Il mio seno ideale è quello che ha una forma naturale e un comportamento dinamico naturale (cioè si muova come una mammella non protesizzata).

Per raggiungere questo obiettivo è fondamentale scegliere correttamente

– VOLUME DELLE PROTESI

– TECNICA CHIRURGICA (via d’accesso e localizzazione dell’impianto)

Il volume delle protesi viene deciso da me con la paziente durante le visite che precedono l’intervento, in rapporto alle caratteristiche di peso, altezza e diametro del torace.

Ogni paziente ha un volume ideale per raggiungere il miglior risultato estetico.

Utilizzare delle protesi troppo grandi per la struttura fisica della paziente comporta un risultato estetico mediocre, mammelle con un aspetto poco naturale e che a volte limitano i movimenti e le attività quotidiane.

Anche la tecnica chirurgica viene discussa con la paziente, cercando di coniugare l’indicazione  “tecnica” ai desideri della paziente.

CICATRICI DELLA MASTOPLASTICA ADDITIVA

ACCESSO AL SOLCO SOTTOMAMMARIO

La via sottomammaria (con cicatrice al solco) è sicuramente quella maggiormente utilizzata perchè la cicatrice è nascosta dalla mammella in posizione eretta, quindi praticamente poco visibile da subito.

ACCESSO PERIAREOLARE

La via periareolare è utilizzata in quelle pazienti in cui si prevede, per migliorare l’estetica, una revisione dell’areola (perchè troppo grande o dislocata troppo in basso, vedi mastopessi periareolare). Inoltre viene spesso utilizzata nelle pazienti con mammella tuberosa, dove si prevede in genere un rimodellamento areolare e ghiandolare.

ACCESSI ALTERNATIVI

Accesso ascellare o ombellicale?

Non uso mai accesso ombellicale e solo raramente quello ascellare.

L’accesso ombellicale è principalmente usato da chirurghi in Nord America che fino a qualche anno addietro erano costretti a utilizzare protesi saline per problemi legislativi – queste protesi, che hanno un risultato estetico peggiore di quelle in silicone, hanno il pregio di  poter essere  gonfiate successivamente all’inserimento, quindi possono essere inseriti dal tunnel ombellicale, cosa impossibile per le protesi in silicone.

TASCA PROTESICA

MEGLIO RETROMUSCOLARE O RETROGHIANDOLARE?

Questa scelata è legata allo spessore dei tessuti della paziente. In maniera molto semplicistica possiamo dire che più i tessuti sono sottili più si deve impiantare la protesi in profondità per renderla meno visibile e avere di conseguenza un risultato più gradevole.

RETROGHIANDOLARE (linea blu)

-La tasca retro-ghiandolare permette di avere minor dolore post-operatorio e un risultato dinamico più naturale, ma ha delle indicazioni precise di utilizzo:

– non può essere utilizzata in pazienti troppo magri e con poco tessuto ghiandolare – in questi casi infatti la protesi sarebbe visibile, creando quindi un effetto sgradevole

Una variante molto utilizzata della tasca retro-ghiandolare è il posizionamento retrofasciale, che ha dei benefici ulteriori dal punto di vista estetico, soprattutto nel caso della tecnica IBRIDA (protesi sottofasciale + lipoflilling)

RETROMUSCOLARE (linea azzurra)

La tasca retromuscolare è quella maggiormente utilizzata. Negli anni la tecnica di posizionamento retromuscolare è quella che ha avuto il maggior numero di modifiche. Si è passati infatti da tasche retromuscolari complete a tecniche “Dual Plane” che altro non sono che un unione tra tecnica retroghiandolare e tecnica retromuscolare, la protesi avrà quindi una parte retromuscolare e una parte retroghiandolare.

I vantaggi di questa tecnica sono:

– migliore copertura della protesi, soprattutto nelle pazienti magre

– riduzione del tasso di contrattura capsulare

– migliore stabilità nel tempo della posizione della protesi

Lo svantaggio principale del posizionamento della protesi nel piano retromuscolare o dual plane è il rischio di “animazione”, cioè di movimento della protesi durante la constrazione del pettorale. Questa rischio è alto sopratutto in pazienti con mammelle di partenza molto piccole.

IBRIDA

La mastoplastica additiva ibrida rappresenta secondo me la migliore indicazione in molti pazienti. Permette di aumentare la copertura protesica utilizzando il tessuto adiposo della paziente, il cosiddetto lipofilling.  Il trasferimento del grasso avviene con cannule di piccolo diametro che lasciano cicatrici piccolissime in sede di prelievo e spesso invisibili in sede mammaria. Utilizzare il grasso in sostituzione del muscolo pettorale ci permette di evitare l’animazione protesica e le alterazioni estetiche legate a questa condizione

LA PROTESI MIGLIORE? ANATOMICA, ROTONDA, ERGONOMICA?

SFATIAMO ALCUNI MITI

Le protesi in silicone, rotonde, anatomiche o ergonomiche sono scelte sempre in base all’anatomia della paziente.

?‍⚕️ Sfatiamo quindi alcuni miti ‍⚕️

? Non esiste una protesi ideale che vada bene per tutte le pazienti!

? Non sempre le protesi anatomiche riescono a dare un risultato più naturale delle rotonde!

? Non è spesso possibile predire con precisione quale protesi sarà usata, se non durante l’intervento stesso, utilizzando dei sizers.

Quello che consiglio alle pazienti durante la visita inziale è di spostare la loro concentrazione dalla protesi al tipo di risultato che vogliono ottenere e lasciare a me la scelta su protesi e tecnica da utilizzare.

CHE DIFFERENZE CI SONO TRA PROTESI ANATOMICHE E ROTONDE?

Le protesi rotonde hanno una distribuzione radiale del volume, quindi aggiungono volume sia nella parte superiore della mammella che nella porzione inferiore.

Le protesi anatomiche (a goccia) hanno invece un volume distribuito in maniera asimmetrica, con un volume maggiore al polo inferiore e minore al polo superiore.

Per mantenere una forma definita le protesi anatomiche sono riempite di un gel più rigido che in parte rende le protesi meno naturali nei movimenti delle mammelle.

ESISTONO DELLE REGOLE DI SCELTA PRECISE?

La risposta è NI, esistono delle regole base ma nella maggior parte dei pazienti non sono pienamente applicabili.

In linea generale i pazienti che di partenza hanno un cono mammario ben proporzionato (sebbene di volume ridotto) o con un polo inferiore con volume rappresentato, le protesi rotonde permettono di avere un ottima forma finale, spesso non distinguibile dalle protesi anatomiche

In pazienti con una mammella completamente svuotata anche al polo inferiore, dove si deve ricreare il cono mammario le protesi anatomiche sono più indicate.

LE PROTESI ANATOMICHE E LA ROTAZIONE

La protesi anatomica, in rapporto alla sua configurazione volumetrica, può andare in contro a rotazione e causare una modifica della forma della mammella. Anche la protesi rotonda può ruotare ma in quel caso la rotazione non causa nessuna alterazione di forma della mammella, essendo il volume egualmente distribuito su tutta la protesi.

In pazienti che hanno un polo inferiore inesistente che vogliono una mammella naturale il rischio di rotazione è un piccolo prezzo da pagare, rischio ovviamente basso se si seguono delle regole dopo l’intervento.

COSA SONO LE PROTESI ERGONOMICHE?

Le protesi ergonomiche sono delle protesi rotonde riempite di un gel molto morbido che permette alle stesse di assumere una forma “anatomica” con paziente in posizione eretta.

Molte ditte come Allergan e Mentor hanno da sempre fornito protesi più “morbide” che abbiano questo effetto, negli ultimi anni la MOTIVA ha puntato in maniera importante su questo concetto, spesso sconosciuto ai pazienti (ma conosciuto da molti anni a noi chirurghi).

Per poter sfruttare realmente l’effetto ergonomico il volume della protesi non deve essere eccessivo perchè se i tessuti della pazeinte vengono “saturati” ai poli inferiori la protesi  NONOSTANTE LA SUA ERGONOMIA  non potrà mantenere questa caratteristica, e andrà a riempire i poli superiori anche in  posizione ortostatica.

DOMANDE & RISPOSTE

POSSO ALLATTARE DOPO INTERVENTO MASTOPLASTICA ADDITIVA?

La presenza di protesi in silicone non controindica la possibilità di allattare, al tempo stesso l’allattamento potrebbe modificare il risultato estetico ottenuto con l’intervento, quello che consiglio è quindi posticipare l’intervento se è prevista a breve una gravidanza.

POSSO EFFETTUARE MAMMOGRAFIA ED ECOGRAFIA DOPO MASTOPLASTICA?

Le protesi non interferiscono con le metodiche di imaging mammario. Nella maggior parte dei casi la protesi sarà alloggiata dietro al muscolo, quindi a distanza dalla ghiandola.

Dopo l’intervento consiglio di effettuare un ecografia ogni 2 anni per controllare l’integrità della protesi.

LE PROTESI IN SILICONE SONO SICURE?

Sia la FDA che lo IOM (Institute of Medicine) nel 1999 hanno pubblicato report in base ai quali concludevano che non esisteva evidenza di un legame tra impianti mammari e cancro, malattie autoimmuni, problemi neurologici o altre malattie sistemiche.

L’unica patologia che ha mostrato una correlazione con le protesi in silicone ad oggi è il linfoma anaplastico a grandi cellule (BIA-ALCL).

Attualmente, a fronte di milioni di protesi mammarie impiantate, il numero di casi di BIA-ALCL resta estremamente basso (81 in tutta europa e circa 25 in italia).

Inoltre se trattato precocemente, prima dell’interessamento linfonodale, quando la malattia è localizzata al tessuto pericapsulare, la sola rimozione delle protesi e capsulectomia totale è curativa.

(fonte http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=4419&area=dispositivi-medici&menu=vigilanza)

ETA' A CUI SOTTOPORSI ALL'INTERVENTO?

Non esistono controindicazioni assolute legate all’età, quello che consiglio alle mie pazienti più giovani è di aspettare i 22 – 24 anni per avere una migliore maturità fisica ma sopratutto psicologica per poter decidere al meglio se sottoporsi a un intervento di mastoplastica additiva.

Questa indicazione è decade in caso di malformazioni mammarie o asimmetrie importanti della mammella, in questi casi un intervento precoce (anche prima dei 18 anni) è ideale per evitare stress psicologico alla paziente.

COMPLICANZE PROTESI MAMMARIE

Come ogni intervento chirurgico anche la mastoplasica additiva ha delle complicanze, che distinguiamo in precoci e tardive :

COMPLICANZE PRECOCI: 

Sanguinamento Post-opoperatorio

Come in tutti gli interventi chirurgici può accadere che nei primi due giorni dell’intervento un vaso sanguigno coagulato si riapra.

E’ un’evenienza rara nella chirurgia mammaria (circa 2% delle pazienti che ho operato) ma possibile.

Per monitorare questo evento vengono posizionati dei drenaggi alla mammella che vengono tolti proprio dopo 2 giorni nella maggior parte delle pazienti.

Se durante il monitoraggio ci fossero segni di sanguinamento si effettua un intervento chirurgico molto breve che consiste nella chiusura del vaso incriminato.

COMPLICANZE TARDIVE:

Contrattura Capsulare

La contrattura capsulare ha una incidenza del 3 – 5 % nella maggior parte degli studi pubblicati nella letteratura internazionale (su base annuale)

Cos’è la capsula? La capsula periprotesica è un tessuto simile a una cicatrice che il nostro organismo crea per isolare la protesi dai tessuti.

Si parla di contrattura capsulare quando questo involucro cicatriziale inizia a restringersi, come nel tentativo di stritolare l’impianto protesico.

Una mammella che sviluppa una contrattura capsulare si manifesta alterata nella forma e con una consistenza rigida, con senso di fastidio o vero e proprio dolore a carico della regione mammaria.
Nei casi in cui la contrattura sia grave sarà necessario sostituire la protesi e contestualmente rimuovere la capsula contratta

Rippling

Il rippling è legato a un eccessivo assottigliamento dei tessuti che ricoprono la protesi, di conseguenza piccole pieghe della protesi si manifestano esternamente come depressioni della cute.  In genere questa complicanza può essere trattata con degli innesti adiposi (lipofilling) in regime di day surgery.

Sieroma Tardivo

evento molto raro, si manifesta con un lento aumento volumetrico legato a una raccolta di fluido sieroso intorno alla protesi. Sebbene possa andare incontro a risoluzione spontanea si preferisce intervenire per evacuare il liquido e bioptizzare la capsula protesica per escludere la presenza di un linfoma a grandi cellule che ancor più raramente potrebbe essere la causa di questa complicanza.

Cicatrizzazione patologica delle cicatrici.

La cicatrizzazione è un processo legato alla paziente, quindi indipendentemente dalla tecnica chirurgica possono essere più visibili del solito.

Nel caso ci si trovi di fronte a una cicatrice distrofica si può effettuare una revisione della stessa in ambulatorio e in anestesia locale.

Infezione della protesi

Come tutte le protesi utilizzate (anche a livello cardiaco, articolare ecc.. ) esiste questo rischio, con una incidenza inferiore all’1% delle protesi inmpiantate.

L’infezione è legata all’incapacità del nostro sistema immunitario di proteggere le protesi da un infezione.

Nel caso si presenti un’infezione si deve quindi procedere all’espianto della protesi.

Segni che devono far preoccupare sono seno rosso, ingrandito e febbre alta (superiore ai 38°).

Come ridurre ulteriormente il rischio?

Consiglio a tutti i miei pazienti di effettuare una profilassi antibiotica prima di interventi chirurgici/estrazioni dentarie/ o una terapia antibiotica precoce in caso di infezioni di altri siti anatomici [per esempio cistiti, ascessi ecc].

Il Lipofilling della mammella rappresenta un ottima soluzione per le pazienti che partono da un buon volume e cercano un aumento di circa 1 coppa di reggiseno.
I vantaggi del lipofiling sono essenzialmente due:

– Assenza di protesi e quindi dei seppur rari problemi correlati

– Trattamento di un area di accumulo di tessuto adiposo contemporanea, come ad esempio fianvhi, culotte de cheval, interno coscie o interno ginocchia

-Risultato molto naturale

– Trattamento di scelta per le mammelle tuberose

-Aumento limitato a 1 taglia per seduta, nonostante si trasferiscono grosse quantità di tessuto dopo una fase iniziale di turgore in genere si ha un attecchimento di circa 150 cc per mammella, per seduta, in caso di aumenti volumetrici maggiori si devono eseguire più sedute

-Scarsa definizione nei contorni mammari, con un aspetto più naturale ma a volte … troppo naturale per alcune pazienti che ricercano un risultato molto eviddente

Cosa fare prima dell'intervento?

E’ sconsigliabile far uso di acido acetil salicilico o di qualsiasi farmaco contenente questo principio attivo nelle due settimane precedenti l’intervento. Farmaci da evitare: Aspirina, Agesal, Aspro, Bufferin, Cemirit, Kilios, Alupir, Vivin C, Viamal, Ascriptin, Alka Seltzer, Neo-Uniplus…
Anche reintegratori alimentari possono contenere delle sostanze vietate. Chiedete pure durante la visita se è consigliato sospenderli.

In caso un qualsiasi tipo di malessere, febbre, raffreddore insorga durante la settimana precedente l’intervento infomate in maniera tempestiva il nostro TEAM per posticipare e riorganizzare al meglio l’intervento.

A tutte le pazienti è consigliato effettuare uno studio di imaging preoperatorio (ecografia/mammografia/RM) per escludere la presenza di patologie pre-esistenti sulle mammelle trattate.

Cosa aspettarsi dopo l'intervento?

Sarete assolutamente autonomi per alzarvi già da qualche ora dopo l’intervento.

Sono in genere  inseriti dei drenaggi alle mammelle che saranno rimossi in prima o seconda giornata dopo l’intervento.

Già nel post-operatorio indosserete un reggiseno di tipo sportivo, senza ferretti, senza coppe preformate e con allacciatura anteriore.

Lo indosserete in maniera continuativa per il primo mese dopo l’intervento.

Al risveglio è normale sentire un indolenzimento della regione e possono comparire gonfiore e ecchimosi a livello mammario e del torace. Questi tendono a scomparire in una o due settimane.

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